Siamo consapevoli che la pubblicità ha ormai un ruolo da protagonista nelle nostre vite. In uno dei nostri precedenti articoli abbiamo già parlato dell’importanza della pubblicità e del suo ruolo nelle dinamiche sociali che ci circondano. Ma come per qualsiasi altra cosa la pubblicità, in quanto parte della nostra cultura, ha anche aspetti negativi che la contraddistinguono.
Il rapporto tra cultura e pubblicità ha fatto sì che si influenzassero a vicenda. E cosa succede se nella società ci sono strascichi di razzismo e/o forme di sessismo e omofobia.
Tranquilli, qui non si parla di politically correct, ma semplicemente di una costatazione di fatto di alcune dinamiche che sono, diciamocelo, piuttosto innegabili.
A tal proposito uno studio di Facebook IQ ha messo in evidenza che il 54% dei consumatori non si sente pienamente rappresentato dal mondo pubblicitario. Lo stesso studio ha evidenziato i vantaggi per i diversi brand del rappresentare le diversità. Ma nonostante tutti i possibili pro ancora oggi capita di vedere pubblicità che possono risultare offensive e stereotipate.
Le pubblicità sono il riflesso della società hanno lo scopo di intercettare i bisogni delle persone e quindi non possono che non evolvere con loro. Inevitabilmente, questo rapporto indissolubile crea un loop in cui le due parti, società e pubblicità, si influenzano a vicenda. Dunque, se nella società è presente una radice di discriminazione questa finirà per sfociare anche nel mondo pubblicitario, e viceversa.
Sono diversi gli esempi di aziende che, in anni recenti, hanno rappresentato la propria impresa con spot che sono stati poi criticati dall’opinione pubblica. Alcuni di questi esempi di discriminazione hanno urtato la sensibilità di alcuni spettatori molto più attenti e sensibili a temi discriminatori. Sulla base di ciò molti brand hanno dovuto riformulare le proprie pubblicità per avvicinarsi maggiormente alla propria audience e non perdere la fiducia dei consumatori.
Vediamo insieme alcuni di questi esempi.
Una pubblicità del marchio di cosmetica Layla nel 2022 mostrava un’immagine stereotipata, degradante e sessualizzata dell’uomo di colore. Nonostante le innumerevoli critiche ricevute però il marchio ha deciso di non eliminare il video dichiarando che non c’era alcun intento discriminatorio nello spot.
Altra azienda criticata è Intel. Nel 2007 aveva pubblicato una pubblicità con un messaggio razzista di sottofondo, ma che è stata ritirata prima che si diffondesse troppo.
Anche Trenitalia, nel 2011, ha ricevuto diverse accuse di razzismo. In una delle sue pubblicità l’azienda mostrava nella classe meno costosa persone di colore, mentre nel resto delle classi erano presenti tutte persone bianche. Dopo le polemiche l’azienda ha deciso di rimuovere l’immagine dal proprio sito.
Un altro marchio che ha affrontato numerose critiche è stato Dove. Nel 2017 in un’immagine pubblicitaria il marchio mostrava una donna di colore che si liberava di una maglia marrone sostituita da una bianca, e non solo. La donna non solo cambia maglia, ma anche pelle diventando una donna bianca. Il video rafforzava lo stereotipo della pelle nera come sinonimo di sporcizia, a differenza di quella bianca che invece sembra rappresentare purezza e bellezza.
Questi esempi ci mostrano come ancora ci sono aziende che faticano a stare dietro alla nuova sensibilità del pubblico verso determinate tematiche. Questi sono solo alcuni degli esempi che si trovano in giro, ma la lista è decisamente più lunga.
E voi? Avete mai visto stereotipi e pregiudizi in alcune pubblicità?