È il 1995 quando Internet Explorer muove i suoi primi passi. Il sostantivo “explorer” indicava la necessità di esplorare una novità, di cui gli stessi dirigenti di Microsoft di allora non percepivano ancora appieno le potenzialità. In quel periodo, lo staff della società di Seattle stava cercando di capire quanto questa fantomatica rete globale, strutturata sul protocollo Tcp/Ip, si sarebbe sviluppata. Alla fine, si decise che un nuovo strumento software, capace di gestire il protocollo Http, sarebbe stato incluso gratuitamente nelle versioni di Windows in commercio.
Esistevano altri browser, come Mosaic e Netscape Navigator, ma l’inserimento di Internet Explorer all’interno di Windows95 lo trasformò nell’unica porta di accesso al World Wide Web. Chi frequenta Internet da lungo tempo non può non averci avuto a che fare.
La diffusione di Internet Explorer, un tempo assolutamente dominante, cominciò però a calare. Col tempo Internet Explorer è stato il browser più utilizzato, ma anche quello più “odiato” a causa della sua lentezza. Le rimostranze degli utenti hanno spinto Microsoft a “consigliare” Explorer, senza più preinstallarlo in maniera immediata. Nuovi browser più veloci e che meglio supportavano tutte le nuove funzionalità cominciarono a nascere e a contendersi il predominio del programma targato Microsoft.
Inizia così il suo grande declino, e una serie di tappe hanno interrotto il suo predominio pressocché incontrastato. Nel 2003, con la nascita di Safari per i computer Macintosh, nel 2004, quando nacque Mozilla, e nel 2008, quando Google lanciò Chrome.
L’avvento di quest’ultimo in particolare è considerato il vero colpo di grazia: già nel 2010 il browser di Microsoft è utilizzato dal 49% degli utenti. Nel 2016 Chrome supera per la prima volta la piattaforma rivale, diventando il leader indiscusso con il 77% di utenti su desktop. Una discesa vertiginosa quella del primo browser della storia che l’ha portato al 2% di oggi.
La stessa Microsoft si rese conto che cercare di migliorare Internet Explorer era praticamente impossibile a causa delle numerose nuove funzionalità aggiunte al web. Nel 2016 nacque quindi Edge, nuovo browser di casa Microsoft che anche se non è stato capace di diventare leader di mercato, dominato ormai da Chrome, si propone come una valida e moderna alternativa.
Internet Explorer 11, l’ultima versione del browser, aveva smesso già ad agosto 2021 di supportare Microsoft Office 365, il cloud OneDrive e il servizio di posta elettronica Outlook. Da qui la scelta di Microsoft di ritirare il browser dal mercato. Sarà “permanentemente disabilitato” per effetto di “un futuro aggiornamento cumulativo di Windows in qualsiasi momento dopo il 15 giugno 2022″, comunica l’azienda. “Il pensionamento di Internet Explorer rappresenta una pietra miliare per la trasformazione digitale di tutti”, ha affermato Eric Van Aelstyn, Product Marketing Manager del gruppo di Redmond.
Il browser storico di casa Microsoft va in pensione dopo 27 anni, a seguito di un costante e deciso declino durato anni. La decisione era nota già da qualche tempo, ma la “data di scadenza” ultima è stata stabilita per il 15 giugno 2022, giorno in cui il colosso americano ha definitivamente sospeso il supporto al software per la navigazione web.
Internet Explorer sarà sostituito in tutto e per tutto da Microsoft Edge, basata su architettura Chromium, su sistemi operativi Windows 10 e più recenti. Il browser non sparirà però senza lasciare alcuna traccia: su Edge ci sarà infatti la possibilità di accedere a parte delle funzionalità di Internet Explorer per garantire la funzionalità di alcune app ancora basate sul vecchio browser.
Lanciando il nuovo Edge con Windows 10, Microsoft conta di risalire in tema di browser web. Secondo i dati più recenti forniti da Statcounter, in Italia l’utilizzo della piattaforma si è fermata al 4,12%. Un risultato minore a quelli conseguiti da Mozilla Firefox (5%) e Safari (18,01%) e di gran lunga inferiore alle prestazioni del “re” Google Chrome (66,21%).