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La crisi di Netflix apre le porte alla pubblicità?

Per la prima volta dal 1997, anno in cui è nata l’ormai nota piattaforma, Netflix ha rivelato una perdita sostanziale di utenti. I risultati ottenuti dal primo trimestre del 2022 dimostrano un calo di utenti. Nei mesi scorsi le aspettative erano ben più rosee con una crescita prevista di 2,5 milioni di abbonati entro la fine dell’anno. Previsione totalmente smentita dai dati attuali. Le statistiche preannunciano un peggioramento con stime che preannunciano una possibile perdita di 2 milioni di iscritti nel corso del 2022.

Quali sono le motivazioni dietro a questa crisi? I motivi sono vari, alcuni dei quali collegati tra loro.

Pandemia e lockdown avevano accresciuto il numero degli iscritti, che negli ultimi mesi, con il passare dell’emergenza sanitaria, si sono invece dedicati ad altre attività.

Un ulteriore motivo, quello più immediato e concreto, è sicuramente l’aumento del prezzo degli abbonamenti. Sono molti coloro che non possono affrontare il rincaro. Le difficoltà economiche si sono tradotte nella rinuncia al servizio, supportati anche dalla presenza di soluzioni alternative che rappresentano il secondo motivo di tale calo. L’affermazione di piattaforme come Disney+ e Amazon Prime Video, ha offerto agli utenti la possibilità di scegliere. In entrambi i casi il costo dell’abbonamento è molto più basso di quello di Netflix a fronte di un’offerta sempre più ricca e arricchita. Concorrenti forti che stanno sgretolando il monopolio che aveva caratterizzato Netflix nell’ultimo decennio.

Inoltre, una delle motivazioni è sicuramente la pratica della condivisione delle credenziali di accesso. Risulta infatti che i 222 milioni di abbonati ufficiali sono in realtà oltre 320 milioni i fruitori attivi. Secondo questi numeri un utente su tre sarebbe “a scrocco”. Un fenomeno al quale l’azienda ha iniziato a porre un freno solo recentemente.

Da non sottovalutare è sicuramente l’impatto del conflitto Russia-Ucraina, per il quale Netflix ha rinunciato a 700 mila abbonati in Russia.

Queste motivazioni insieme hanno provocato un inesorabile stop alla crescita di Netflix, la quale ha ora l’obbligo di intervenire tempestivamente con una reazione al fine di evitare ulteriori gravi danni.

Netflix ha provato a sopperire con proposte nuove ed accattivanti. Ha creato, inoltre, una sezione riservata ai giochi, senza chiedere un costo aggiuntivo, ma l’efficacia di questa scelta a livello di abbonamenti è ancora da dimostrare. Altri interventi sono possibili, ma dato lo stato delle cose sembrano non bastare. Ecco perché la soluzione che sembra essere la migliore tra tutte sembra quella di introdurre la pubblicità, iniziativa che potrebbe portare anche alla riduzione del costo degli abbonamenti.

Lo ha detto lo stesso cofondatore e amministratore delegato del gigante dello streaming Reed Hastings, illustrando la possibilità di godere dei contenuti a prezzi più bassi, qualora si accettino gli annunci pubblicitari. Al momento il range dei costi va da 7,99 a 17,99 euro al mese, a seconda dei profili attivabili e di device utilizzabili in contemporanea, ma potrebbero nell’arco dell’anno sopraggiungere nuove soluzioni.

Una svolta nel modello stesso delle tv in streaming. Netflix sin dal suo lancio si è proposta come “un paradiso senza pubblicità”, facendo della fruizione dei propri contenuti senza interruzioni un punto di forza. “Chi ha seguito le vicende di Netflix sa che sono sempre stato contro la pubblicità e un grande fan della semplicità degli abbonamenti. Ma per quanto io sia un fan di questa soluzione, sono ancora più fan delle scelte del consumatore”, ha ragionato Hastings.

Sembra dunque che davvero l’unica soluzione sia quella di introdurre la pubblicità all’interno del servizio di streaming. Sarà il tempo a dirci se questa idea può davvero risultare quella vincente per riportare nuovamente il brand alla ribalta.

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