Lo scorso 11 gennaio, David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, è morto a 65 anni. Aveva sofferto per anni di una grave malattia, ma mai, come gli stessi figli hanno affermato nel loro toccante saluto al padre, aveva lasciato che questo male lo fermasse o che pesasse sul suo lavoro, suo antidoto naturale contro la sofferenza.
Cittadini e politici si sono recati in centinaia alla camera ardente, istituita al Campidoglio, per rivolgergli un ultimo saluto. Centinaia si sono messi in fila per porgergli il loro ultimo saluto e per fare le condoglianze a moglie e figli di Sassoli.
Sassoli era una personalità politica rispettabile, ma anche un uomo divenuto un volto familiare per milioni di italiani. Infatti, è stato giornalista professionista dal 1986, ed è stato vicedirettore del TG1 Rai per tre anni dal 2006.
Successivamente, eletto per tre mandati consecutivi nel parlamento europeo per il Partito Democratico. Svolse svariati ruoli per poi essere eletto Presidente del Parlamento europeo dal 2019 fino a qualche giorno fa.
Il suo mandato alla guida del Parlamento europeo è stato segnato da numerose crisi, come si può ben immaginare. In questi ultimi anni, l’arrivo della pandemia lo ha portato ad intervenire per far sì che l’assemblea potesse continuare a svolgere il proprio ruolo nell’iter legislativo. Il suo primo intervento fu quello di trasferire i dibattiti online allo scoppio dell’emergenza. Chiudere l’aula, lo portò a sospendere la diaria destinata ai deputati in trasferta a Strasburgo, scelta criticata da molti parlamentari.
Un ulteriore problematica presentatasi durante il suo mandato è stata sicuramente la questione Brexit. Sassoli intervenne al fine di difendere gli interessi del mercato unico con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.
Gestendo momenti particolarmente difficili nella vita politica comunitaria, ha difeso strenuamente il ruolo dell’assemblea parlamentare e il rispetto dei Trattati europei. Ha difeso gli interessi del mercato unico e ha insistito con decisione perché il controllo comunitario sullo stato di diritto nei paesi membri fossi scrupoloso.
Inoltre, in questi ultimi anni, considerando anche la crisi democratica in molti paesi membri, è intervenuto per trovare un punto di equilibrio sia fra le forze politiche nell’assemblea parlamentare che tra il Parlamento e il Consiglio.
Un uomo attento e devoto al suo lavoro che ha difeso e lottato per difendere i valori in cui credeva. In uno dei suoi ultimi post su Twitter aveva definito l’euro come un vero e proprio simbolo di pace e di integrazione, “la realizzazione di una visione politico-storica”.